Arte & Cultura, Vivere la città

Genova sui muri

Non sarà nota per la larghezza delle sue strade o per la vastità dei suoi spazi urbani. Non sarà neanche la tavolozza preferita di Bansky, il writer mascherato che non perdona – e del resto il suo alone di mistero sta inesorabilmente decandendo da quando qualcuno ha puntato il dito contro un perfetto sconosciuto come Robert Del Naja dei Massive Attack. Anche se non dovesse essere vero è bello crederlo. Non è forse questo il senso di vivere nell’epoca delle fake news?

Eppure ai muri di Genova piace parlare. Di politica, di società, di musica. Underground o osceni, impegnati o mugugnoni. Così, passeggiando per i vicoli, ci si può imbattere nelle serrande colorate di Maddacinesca, che l’associazione Mafie in Liguria ha dipinto per truccare la facciata scura dei locali confiscati alla criminalità organizzata.

 

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Poesia sui muri.

Nella patria di Giorgio Caproni, Eugenio Montale e Fabrizio de Andrè, non può mancare neanche sui muri la poesia. Mentre ti fermi per aprire l’ombrello (ma non c’era il sole un minuto fa?) o perché l’ennesimo turista tedesco ti ostacola la strada per fotografare emozionato un portone sbiadito (seriamente?), alzi gli occhi e ti ricordi che la scrittura in versi non è solo quella roba noiosa che imparavi a memoria per far contenta la maestra. Una menzione speciale va al Movimento per l’Emancipazione della Poesia, che combatte la sua battaglia incollando sui muri umidi un foglio bianco per volta.

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Una sezione a sé, o forse una macro-categoria madre di tutti i murales genovesi, va a Melina Riccio. Artista geniale o stravagante caricatura, questa stramba vecchietta riempie di colombe i muri di Genova, dalle strade del centro alle porte dei gabinetti di periferia (letteralmente eh). Il tutto al grido di quattro parole: Sole, Cuore, Amore e Dio.

 

 

 

 

Muri per il sociale.

Dite tutto dei genovesi, ma non che mancano di senso civico. Che si parli di un diritto fondamentale dell’uomo o di un mugugno contro chi consuma champagne, la politica e la società sono sempre al primo posto nei pensieri della Superba. E se non cogliete il nesso fra i Motorhead, Martin Garrix e il movimento No Tav, è meglio che andiate a ripassarvi un po’ di Marx.

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Welcome to Genova.

Infine, non può mancare sulle mura di Genova l’inno al valore cardine dei suoi cittadini: l’ospitalità. Sentimento condiviso da tutti ma distribuito con parsimonia (no, non ho detto tirchiaggine). Ah, arrivando ai binari di Principe non l’avete letto che la direzione si riserva il diritto di selezione all’ingresso?

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1 pensiero su “Genova sui muri”

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