Finalmente mercoledì, adorato mercoledì! Ma aspettate: che si fa a Genova il mercoledì? Semplice: serata universitaria. Questa sera tutti fuori a far baldoria – nei limiti però, perché regà domani a lezione ci dobbiamo pur arrivare in qualche modo.
Come avrete capito, io di questo bizzarro gruppo sono l’addetta alle favolette moderne, e questa settimana non intendo smentirmi. Volete sapere cosa vi racconterò questa volta? Shhh, silenzio: non abbiate fretta. Sedetevi e rilassatevi – ma continuate a leggere, mi raccomando. Oggi vi accompagnerò nel fantastico mondo dei secret bar genovesi.
Ma andiamo per gradi.
La storia
Dovete sapere – e magari lo sapete già, ma suvvia fatemi fare un po’ di sfoggio di cultura almeno in questa sede – che dal 1920 il Proibizionismo rese illegali smercio e consumo di sostanze alcoliche negli Stati Uniti. Chiaramente l’alcol continuò comunque a circolare in maniera illegale, e questo grazie alla nascita di numerose attività di contrabbando: gli speakeasy (letteralmente “parlare a bassa voce”). Si trattava per lo più di luoghi clandestini, nascosti, dove i cittadini americani potevano bere eludendo le norme vigenti, anche se spesso quello che veniva loro servito non aveva esattamente una qualità eccelsa. Questi locali sorsero per lo più negli scantinati delle drogherie, negli sgabuzzini dei barbieri e nei retrobottega dei panifici. Talvolta addirittura all’interno di quelli che all’apparenza potevano sembrare dei semplici armadi appoggiati a un muro – una sorta di “Narnia” dell’alcol di contrabbando.
Chiaramente questo fenomeno ha da sempre affascinato il mondo occidentale. Chiunque vi sia venuto in contatto – direttamente o meno – è rimasto piacevolmente colpito dalla natura sommessa degli speakeasy, così che ben presto anche nel Vecchio Continente numerosi locali hanno scelto di assumere a loro volta un alone di mistero, dando vita ai cosiddetti secret bar. In questo caso si trattava di locali sicuramente non clandestini, benché certamente ispirati a quelli nati durante il Proibizionismo – soprattutto per quel che concerne le location. Unica nota discordante: l’alcol. Perché se negli speakeasy originali la qualità non era esattamente il primo pensiero, negli odierni secret bar le cose sono radicalmente cambiate – per la gioia di tutti, anche di noi studenti. I drink sono rivisitazioni dai sapori vintage, serviti in bicchieri old fashion e molto ricercati, sia dal punto di vista degli ingredienti che per la presentazione che ne viene fatta.
Il caso zeneise
Anche Genova e il suo centro storico non sono rimasti indifferenti a questo fenomeno. Nel cuore della Superba, nel corso degli anni, sono infatti sorti tre caratteristici secret bar, il cui accesso è spesso “protetto” dall’uso di parole d’ordine o subordinato alla risoluzione di indovinelli e giochi di parole – tanto per aggiungere un’ulteriore nota di mistero. A causa della natura “-easy” di questi locali, chiaramente la lista dei cocktail risulta limitata, ma non c’è da temere: alla scarsa quantità sopperisce la qualità nettamente sopra la media delle preparazioni alcoliche.

- Il primo è facilmente raggiungibile sia dai vicoli che da Strada Nuova, e si nasconde nei sotterranei di una celebre hamburgeria. Ma ingresso e uscita a regola non coincidono. I cocktail sono decisamente buoni, dal retrogusto vintage, serviti entro una cornice caratteristica e un po’ old fashion.
- Il secondo è nato nel 2015 e fin da subito ha fatto parlare di sé, annunciando il proprio arrivo in città con una geniale strategia di marketing a bassissimo costo: la “misteriosa” comparsa di sedie appese, sparse per il centro della città. Accessibile attraverso i principali vicoli della movida genovese, questo locale si presenta in un ambiente non sostenuto, dove non bisogna per forza essere esperti di cocktails per potersi concedere qualche vizio particolare. Un luogo “familiare”, dove – in contrapposizione alla posizione centrale, ma sempre nascosta – è sempre possibile rilassarsi davanti a un buon drink.
- Il terzo è il più secret di tutti. Celato entro la cornice più “borghese” del centro storico, è probabilmente in testa alla classifica degli speakeasy genovesi: pochi ne conoscono l’esistenza, ma chi ha avuto modo di entrarvi ne è rimasto affascinato. Grazie all’arredamento old style – curato fin nei minimi particolari – alla raffinata musica da piano bar e alla sperimentazione quasi chimica nella preparazione di cocktails dal sapore retrò, questo locale permette ai suoi fruitori di fare quasi un vero e proprio salto nel passato – per non parlare della porta di accesso.
Insomma, una parte del centro storico un po’ nascosta, quasi dispersa entro una nebbia di mistero – un vero e proprio alone vintage. E proprio per questo terribilmente affascinante.
Dulcis in fundo
Per mantenere una qualche sfumatura di segretezza, in questo articolo ho scelto di non citare mai i nomi dei locali cui faccio riferimento – ma non fate gli splendidi: sono sicura che li conoscete meglio di me.
Due sono più noti all’interno della movida genovese, mentre uno mantiene comunque la propria natura “elitaria” e sommessa, finendo per essere fruito da un pubblico più ristretto. Personalmente ho avuto la possibilità di provarli tutti, e proprio per questo ho pensato di rendervi il “gioco” più interessante parlando per accenni – anche se comunque molti miei riferimenti sono accessibili alla stragrande maggioranza dei conoscitori del centro storico.
A questo punto, a buon intenditor poche parole. Cercateli, trovateli, sperimentate. Entrate a far parte della parte più “nascosta” e magica della città: non ve ne pentirete.