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La magia di un asinello nei vicoli

Sei uno studente diligente e hai studiato tutto il giorno. Oppure il parziale che sembrava lontanissimo e che «tanto ho ancora un sacco di tempo» è in realtà dietro l’angolo e ti fissa dal bordo del letto mentre sei su Netflix. E quindi facciamo ‘sto sforzo e iniziamo almeno a contare le pagine del libro, per avere un’idea della maratona che ti aspetterà la notte prima dell’esame.

Ahimè le biblioteche di Genova non sono famose per le lunghe aperture, e quindi ti ritrovi in giro in quell’orario di limbo. È troppo tardi per studiare (dai, domani mi alzo un po’ prima e comincio seriamente), ma troppo presto per tornare a casa (se ceno alle 7.30 alle 9 ho già fame). Che si fa? Un giretto per i vicoli, uno sguardo ai taglieri degli aperitivi (degli altri)… no, la mia scatoletta di tonno può aspettare. Prima mi merito un asinello.

Il bar degli Asinelli.

Fai un passo dentro questo baretto nascosto nei caruggi, in via Canneto il Lungo, e sei subito proiettato negli anni ’60. Pareti in legno, tavolini bassi e tovagliette a scacchi bianchi e rossi. I muri tappezzati di stampe e quadretti vintage per davvero, non per moda. Ad accoglierti una coppia… alt! Prima di dire anziana, ricordati che fanno le ore piccole tutti i giorni dal 1982 (anno in cui hanno preso in gestione il locale, prima chissà), mentre tu ancora ti devi riprendere dal vino del pranzo di pasquetta.

La bottiglieria della Marchesa.

L’arzilla coppia, Onorata e Adriano, servono asinelli a genovesi naturali o adottivi. Ti sorridono appena entri e ti accolgono con un «Che ti servo fiolo?». Niente teorie strane o complotti: il soprannome asinello viene dalla figura sull’etichetta della bottiglia, dove un povero mulo porta due ceste accanto al Pacciugo di Coronata

Vino bianco e speziato, servito con una buccia di limone. Aromatizzato da 16 spezie, per 16 (inaspettati) gradi alcolici. Non è tanto il sapore dolciastro, che al primo sorso stomaca anche i palati più allenati. Non è tanto l’impiattamento, rigorosamente nel bicchierino di plastica servito in piedi – e anzi, una volta servito allontanati dal bancone che c’è la fila e lo spazio vitale nel locale scarseggia. È più un’atmosfera che ti attira a tornare nella Bottiglieria della Marchesa, nome ufficiale del bar, dove il tempo sembra fermo.

L’aperitivo della vecchia Zena.

I due proprietari sono pazienti, e versano un bicchiere alla volta il loro prezioso vinello, qualche volta corretto con una goccia di Campari o di Cynar. Due sorsi, uno scacchetto di focaccia e ti senti a casa. Non me ne vorrà il Milanese Imbruttito dell’apericena con sushi all-you-can-eat. Anche il più improvvisato degli aperitivi nei vicoli ha qualcosa di magico a Genova.

Se poi anche il buon proposito di svegliarsi prima per studiare è già sfumato (non vi ho creduto neanche per un istante, sappiatelo), il bar degli asinelli vi aspetta a braccia aperte anche dopo cena. Armatevi solo di pazienza: non pensavate davvero che in così pochi metri quadri potesse entrarci così tanta gente eh? Qualche pigro entra nel locale per comprare una bottiglia da consumare in casa. Io però sono convinta che sia proprio questo angolino di legno nei vicoli a dare all’asinello tutto un altro sapore.

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