Curiosità, Università

Ce l’ho, ce l’ho, mi manca. L’album dei Prof, collezionali tutti

Gli altri membri della redazione mi fanno pressioni perché sveli un po’ dei segreti che si sentono nelle stanze del potere dell’università. Dato che mi devo ancora laureare, non posso assolutamente confessarvi che il prof X odia il prof Y, o che il prof J non vede l’ora che il prof H tiri le cuoia e lo lasci finalmente libero di conquistare il mondo. O peggio, che il gruppetto di X, J e G vota sempre contro quello di Y, H e P. Sono costretta a farvi credere che quando li vedete salutarsi nei corridoi siano sinceri. Ho dunque scritto un articolo sui tipi di professori che ho conosciuto nei miei anni di studio, o che mi sono stati raccontati. Almeno quelli su cui vale la pena fare della rispettosissima ironia.

Attenzione: le tipologie sono ibridi di varie personalità affini che ho dovuto raggruppare. Un po’ per comodità, un po’ per confondere le acque in modo da arrivare viva alla discussione della tesi. Per gli stessi motivi ho anche fatto una scelta molto politically un-correct. Userò solo i maschili. 

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“Felici esami! E che la curva dei voti possa essere sempre a vostro favore” – (quasi) dal film Hunger Games – via Pinterest.

Il logorroico. 

“10 minuti e chiudo”. E intanto vedi gente che spaccia pocket coffee sotto i banchi, braccia attaccate alle flebo, rivoli di bava di quello che russa da mezz’ora. Cioè da quando sarebbe dovuta finire la lezione. Non c’è modo di fermare il logorroico, per lui non esistono orari da rispettare, non esiste pietà per gli studenti che hanno 10 corsi in una sola giornata. Ci sono solo lui e la sua lezione. Ah sì, e il compagno infame che, quando il prof sta davvero per concludere: “Scusi, avrei una domanda”.

Il precisino. 

Le lezione inizia lunedì mattina alle ore 8.15. Alle ore 9 e zero zero si ferma per 5 minuti di pausa, cronometrati. L’aulaweb è caricata con le sinossi delle lezioni un mese prima dell’inizio del semestre. Prende le firme, conta le ore. Se ne hai collezionate 38 su 40, mi dispiace, devi portare un libro in più perché sei non frequentante. Il suo incubo peggiore? L’allerta meteo, che lo costringe a ricalendarizzare tutta la programmazione.

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“Quando qualcuno non ascolta la mia lezione. Non vi state divertendo!?”. Via Pinterest.

Il multitasking. 

“Domani mattina ho riunione in dipartimento, in pomeriggio sono col Magnifico. No mercoledì no, arriva un collega dalla Svezia con cui ho scritto un articolo nell’83, da giovedì sarò fuori città per un convegno, torno lunedì. Ma mi aspettano in consiglio appena scendo dall’aereo. E poi sta per uscire il mio ultimo libro. Ah, ho tre giorni di lauree, venerdì mattina torno a casa perché sa, anche io sono un fuori sede eh. E poi c’è ponte fino al 32 febbraio. Come dice, voleva un appuntamento?”. Troppo impegnato nella sua scalata al rettorato, le sue lezioni sono uno slalom tra l’assistente tappabuchi e ospiti vari che gli permettono di evitare quel fastidioso effetto collaterale del fare l’insegnante: gli studenti. Pessimo relatore, ti affida al tutor per tutto il processo creativo e il giorno della discussione ti fa domande scomode come “Il suo nome, prego?”.

L’attivista.

Non fa lezioni, ma comizi. “Questo mondo va male a causa delle multinazionali e della globalizzazione, in università la meritocrazia non esiste, per questo non sono riuscito a fare carriera. Il prof Rossi vi ha detto una baggianata, ecco la dura verità. I politici sono dei diavoli, non troverete mai lavoro se non vi ribellate. Ma cosa volete saperne voi narcotizzati dai telefono, io ho fatto il ’68! Come? In pensione? Giù le mani dalla mia poltrona!”.

Il materno. 

Maglioncino infeltrito, aria trascurata, sguardo dolce e comprensivo. Ti lascia il numero di cellulare, di casa, di casa della mamma. Puoi chiamarlo a qualsiasi ora per qualsiasi cosa, anche se hai litigato con il fidanzato. No, non prende le firme, e il secondo libro è a scelta. “Vuoi portare Tre metri sopra il cielo? Non proprio quello che intendevo, ma sì dai, va bene”. Voto all’esame, 30 e lode. Pensi sia il relatore perfetto, fin quando non ti rendi conto che non avrà mai la forza di combattere in commissione per farti avere quei 2 punti in più che proprio ti servivano.

Il tirchio. 

Categoria, ovviamente, molto diffusa a Zena. No, non tirchio di denaro. Puoi studiare a memoria libri, appunti, dispense, appunti del compagno secchione e tutti i suoi articoli ma, se vieni promosso, non aspettarti più di un 21. Leggenda vuole che un profeta eletto abbia preso 30 un paio di anni fa, e che sia stato l’unico tesista di tutta la sua carriera.

Il barone.

Tipologia diffusa in certi dipartimenti più che in altri (che non citerò), quando passa lui si aprono i portoni a due battenti, vengono stesi tappeti rossi, il suo passato da fulgido magistrato o leggendario chirurgo (ops) lo precede. Numero assistenti: una decina. Il portaborse del portaborse del portaborse è la povera creatura più bullizzata del pianeta, e ovviamente sfogherà tutta la sua frustrazione proprio su di te, all’esame. Possiede molte caratteristiche del fantasma. O meglio, della divinità.

Il giovane. 

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“Chi dice che insegnare è stressante? Ho 39 anni, e sto alla grande!”. Via Pinterest.

Che in università vuol dire sulla quarantina, ma rispetto agli altri almeno puoi rifarti gli occhi quando passa in corridoio perché si tiene in forma, è uno dei pochissimi senza capelli bianchi e che sappia che sì, la camicia si può portare senza cravatta se fa caldo. In classe fa battute spiritose, racconta aneddoti di quando era studente, perché lui se lo ricorda ancora. Guarda Netflix, ti fa preparare presentazioni power point da esporre in classe. Sarà parte della valutazione, ma tranquilli, “è più una chiacchierata”. Ecco, ripeterai il suo esame almeno 5 volte, perché proprio se lo ricorda cosa vuol dire essere studente, e ora la sua puntigliosa vendetta si abbatterà su di te.

Il simpatico. 

“Egregio Professor Bianchi,
chiedo umilmente scusa per il disturbo. Le scrivo in merito alla relazione di cui ha parlato in classe martedì 12 corrente mese. Mi domandavo, cortesemente, se potesse fornire qualche informazione in più. La scadenza per quando è fissata? Il materiale è usufruibile su aulaweb o sono richieste ricerche bibliografiche specifiche? Le porgo ancora sentite scuse per il disturbo. In attesa di un suo gentile riscontro, colgo l’occasione per porgere Distinti Saluti”.
Dopo attente verifiche, questa email ha ricevuto l’approvazione dall’Accademia della Crusca.

5 giorni dopo, risposta: “ok“.

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