Curiosità, Vivere la città

Un ricordo dei vicoli: Donald Perrygrove Sinclair

Vivere una città significa conoscerne le storie, i miti, i personaggi che la animano. Significa immergersi nella sua vita più profonda e segreta, quella che scorre appena sotto la superficie. Questa sensibilità a Genova si può tradurre con vivere i vicoli (e sopravvivere, diranno i maligni). Un po’ come fa qui la nostra @elenasacchelli con Via del Campo. Oggi vorrei parlarvi di una bella storia dei vicoli, quella di Donald Perrygrove Sinclair, in arte Don.

Ho avuto la fortuna di incontrarlo nei miei pellegrinaggi in Piazza delle Erbe durante gli anni da laureanda triennale. Era un amico dei giovani e anche di noi studenti. Ve ne parlo perché Don non c’è più da quasi tre anni ormai e credo che certe storie vadano raccontate e tramandate. Non ditemi che non sono romantica. E poi era un personaggio che mi ha sempre affascinato. Il blog è mio e lo gestisco io.

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Donald Sinclair. Fotogramma preso da Fucking Corto, prodotto dalla SDAC, Scuola D’Arte Cinematografica, che ne possiede i diritti

God save la Superba. Un inglese a Genova

Donald Sinclair era un distinto gentleman inglese di Birmingham. A Genova da una trentina d’anni, da molti abitava in un hotel in Piazza delle Erbe, al suo balcone una sventolante Union Jack. E a Piazza delle Erbe, ai vicoli, al cuore di Genova Don apparteneva. Il vento, l’afa, la pioggia della stagione dei monsoni non lo potevano fermare. Lui comunque usciva. Sempre vestito di tutto punto, abito elegante, cravatta, capelli ben pettinati – sfidava le intemperie per dare il suo contributo alla movida zenese.

Tutti lo conoscevano e con tutti parlava, giovani e meno giovani. Di tutto si poteva parlare, benché avesse un debole per Shakespeare e il jazz. Ma poteva anche stare ad ascoltare i vostri sproloqui e darvi consigli di cuore – ché di certo non era un campo a lui sconosciuto. Oppure commentare l’ultimo derby genovese, dato che era un “fucking blucerchiato”. E se lo diceva lui.

Portami un cappuccio senza schiuma

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Fotogramma tratto dal cortometraggio Don The Movie di Ilja Leonard Pfeijffer, che ne possiede i diritti

Vi piace il cappuccino senza schiuma? Don ne andava matto, in Piazza delle Erbe ne aveva sempre uno in mano. Come si prepara? Facile. Prendete un bel bicchierone, magari da pinta di birra. Aggiungete ghiaccio, senza eccedere. Poi giù di gin, ma che sia Gordon’s London Dry Gin altrimenti Don si incazza. Per ultima l’acqua tonica, ma senza esagerare eh, che arruginisce. Se volete proprio strafare quando lo ordinate al barista chiedete un fucking Gin Tonic, ma va bene anche un fucking Martini. Mi raccomando, ricordatevi che siamo a Genova: potete fare questa cosa solo se conoscete mooooolto bene il barista. Vi ho avvisato.

Don’t you forget about me

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Un bel Gin Tonic

Da quando Don se n’è andato, molte persone hanno sentito la mancanza della sua gentilezza e ironia, del pungente sarcasmo. Perché, anche se non gli si parlava, era bello vederlo al bancone o nel dehors di un locale con il suo inseparabile drink. Come se fosse una creatura benigna dei carruggi. Uno spirito guida dei bevitori di Gin Tonic e non. Sono stati tanti a ricordarlo quando se n’è andato, con un brindisi organizzato in Piazza delle Erbe. E ancora oggi credo che vada ricordato, perché è dolce rendere omaggio a questa umanità forse ebbra e un po’ alcolica, sì, ma così autentica e sincera.

 

 

 

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