Come muoversi nel capoluogo se sei cresciuto in provincia
Innanzitutto questo non è un vero e proprio manuale, ma una raccolta di consigli derivati dalla mia esperienza. Più che regole di comportamento sono un messaggio di solidarietà e speranza per coloro che dopo un ventennio trascorso in provincia si trovano catapultati nella giungla del capoluogo. «La provincia crea dipendenza» e nonostante le province non esistano più, ma la mentalità provinciale resta profondamente radicata nei suoi adepti.
- IL TRENO: Se non abitate a Genova vi toccherà sicuramente raggiungerla in treno e questo è il primo grande dramma nella giornata del ragazzo provinciale. Ci sono i ritardi. Ci sono i sedili scomodi. Ci sono alcuni vagoni gelidi e altri incandescenti, indipendentemente dal clima esterno. Ci sono altri passeggeri, con cui sarà complicato condividere gli spazi e il tempo del viaggio. Se si tratta di un treno nella fascia oraria 7-8 sarete insieme ad altri pendolari, molto più feroci di voi perché sono decenni che prendono treni. Non toccateli, nè incrociate il loro sguardo. Se il vostro treno passa dopo le 9 troverete specialmente anziani, mamme con figli piccoli e turisti nordeuropei. Sono rumorosissimi, tutte e tre le categorie si esprimono solo a voce altissima. Se non avete amici con cui condividere il viaggio, portatevi da fare. Meglio se studiare o copiare appunti, altrimenti anche musica o letture.
- ATTRAVERSARE SULLE STRISCE: A Genova è come se i pedoni non esistessero. La viabilità cittadina è molto congestionata, gli autisti sono sempre di fretta e non si curano di nulla. Il provinciale è abituato a muoversi come un re nella sua città, sa che quando attraversa sulle strisce gli automobilisti gli cederanno il passo. Questa condotta pedonale è impensabile a Genova, nessun automobilista vi farà passare nemmeno sulle strisce se non c’è un semaforo a fermarlo. Fate attenzione!
- PERSONE SCORTESI: La provincia è a misura di persona, a lungo andare tutti si conoscono e per forza di cosa le persone hanno maggiore riguardo tra loro. Il barista di provincia sarà gentile con voi, o perché vi conosce o perché spera che tu, abitando nei pressi, possa diventare suo cliente. Queste buone pratiche di cortesia, umanità e convenienza non esistono a Genova. I “grazie”, i “per favore” e i “prego” non sono pervenuti. Se vi accade che la barista o la bibliotecaria vi sorrida, ricambiate e chiedetele il numero, sarà innamorata, cortese sicuramente no.
- SMARRIRSI: Vi perderete. Ah se vi perderete. Certamente vi perderete. Genova è un dedalo di affascinanti vicoli in cui non vi salveranno né le mappe del telefono, né il vostro trascorso da scout. Buon divertimento!