Curiosità, Vivere la città

E il settimo giorno La Superba riposò

Quando nasci e cresci in un posto, casa tua, certe pratiche e usanze ti sembrano normali.
Per un italiano è normale sapere che la pasta va buttata nell’acqua che bolle. Non nel latte, non per 20 minuti, non come capita in quegli osceni video di ricette americane tipo Tasty. È innato, nessuno te lo insegna, lo sai e basta.

La domenica è sacra a Genova

Ecco, per lo stesso principio, un genovese non si aspetta di trovare negozi aperti la domenica, lo sa che la domenica è sacra. Alcuni restano chiusi anche il lunedì mattina, o qualche alimentare persino il mercoledì pomeriggio. Retaggi degli anni Sessanta e Settanta, ma che resistono ancora oggi in certe realtà più piccole, di quartiere.
Le chiusure del mercoledì, in effetti, iniziano un po’ a stupire le nuove generazioni, ma ci si fa l’abitudine.
Fin quando non entri in contatto con forme di vita aliena giunte da terre lontane. Lo studente fuori sede, il foresto, ad esempio.

Una scoperta sconcertante

Ricordo una conversazione qualche tempo fa con la marchigiana della redazione (@mariannamanci), che sconvolta mi ha detto: “L’altra mattina mi serviva un tabacchino, ma erano tutti chiusi. In centro città!”.
Io l’ho guardata perplessa, ho alzato le spalle, e le ho risposto: “Che ti aspettavi? È domenica”. Come se fosse la verità più banale del mondo. In quel momento, alla veneranda età di ventitré anni, ho realizzato che in altre città esiste vita tra il sabato e il lunedì. In altre, non a Genova. Mi sono quindi incuriosita al fenomeno, e ho deciso di fare una breve carrellata per spiegare ai poveri studenti che non conoscono la città cosa è meglio comprare prima del giorno del riposo, e per cosa invece arrendersi in partenza e mettersi il cuore in pace.

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Le serrande chiuse sono talmente integrate nel paesaggio urbano che tanto vale decorarle

Pane, dolci e giornali: una speranza

I panifici e le pasticcerie sono una realtà a parte, insieme ai giornalai. Le probabilità di trovarne di aperti sono molto più alte rispetto ad altri esercizi commerciali. Quindi via libera se volete tenervi aggiornati sulla saga alla ricerca del governo perduto: una storia infinita, se avete finalmente deciso di integrarvi e volete fare colazione con la focaccia, o se avete ospiti a pranzo e un vassoio di paste vi solleva dalla fatica di dover pensare anche al dolce. Queste però non sono regole universali, perché si sa, il genevose è come un gatto, uno spirito indipendente e che, fondamentalmente, se ne batte u belin. Può accadere, come ad esempio sotto casa mia, che ci siano due panifici uno vicino all’altro, e che uno faccia apertura la domenica mattina, mentre il secondo assolutamente no. Ovviamente, le leggi universali vogliono che a rimanere aperto sia il meno buono dei due, quello in cui la focaccia fa anguscia (termine a metà tra nauseante cattivo al palato, ma è difficile farne una traduzione corretta). In generale comunque non dovrebbe essere difficile rimediare del pane fresco.  Bonus: le farmacie. Ci sono quelle di turno, informatevi se avete un’urgenza. Di solito è aperta la farmacia Pescetto, vicino alla stazione Principe.

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Panificio chiuso in via San Lorenzo, domenica. Non esattamente l’eccezione che conferma la regola

Colazione e sigarette: desbelinati

Voce del verbo desbelinarsi: organizzati, arrangiati, chi fa da sé fa per tre. Negozi la cui chiusura ha più stupito la mia collega straniera, sono i tabacchini ma soprattutto i bar. “Se qualcuno volesse fare colazione fuori? O se volessi un caffè?”, ha mugugnato. – “Eh non ce l’hai una moka a casa? E per le sigarette, be’, potevi pensarci prima. Perché non le hai comprate ieri?”. Leggere la risposta rigorosamente con marcata cocina – la cantilena tipica del tono genovese -. Tranquilli, ha imparato ad essere previdente per il weekend successivo. Perché Genova è così, non ti regala nulla, e ti aiuta a riconsiderare le tue priorità, tempra il tuo carattere, non cede ai tuoi capricci. A Zena persino per certe osterie la domenica è giorno di chiusura, pratica che manda fuori di testa i ristoratori di tutta Italia, ma soprattutto i turisti. Piccolo consiglio in proposito: o sai già dove prenotare per il pranzo più importante della settimana, o ti fai consigliare da un indigeno, oppure evita. Perché è sempre in agguato il rischio di trovarti in un ristorantino turistico, di quelli che costellano il Porto Antico, per pagare un occhio della testa il “pesto” fatto con la panna.

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Se ti piace la vetrina, puoi sempre ripassare in settimana

Il miracolo della globalizzazione

Nonostante le resistenze siano ancora molte, persino a Genova sono approdati i centri commerciali, come la Fiumara, i supermercati sette giorni su sette (proprio come il nostro blog), un paio di questi restano aperti persino tutta la notte. Un paio. In totale. In tutta la città. Vi abbiamo già parlato di Genova sui muri, e da questi è possibile attingere moltissima saggezza locale. In particolare, c’è una scritta nella zona di Bolzaneto che riassume perfettamente lo spirito con cui la città sta accogliendo i rapidi mutamenti imposti dai dictat della nuova società mondiale: sto belin globalizö.  Non mi sento di fornire traduzione letterale in questo caso, perché risulta molto più volgare in italiano che in genovese, ma posso dirvi che globalizö è aggettivo e significa globalizzato, il resto lo lascio alla vostra interpretazione.

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